PASQUA del SIGNORE – (Giovanni) Egli doveva risuscitare dai morti

At 10,34.37-43/Sal 117/ Col 3,1-4 o 1Cor 5,6-8/ Gv. 20,1-9 / Lc 24,13-35 / Mt 28,1-10

Per noi la Pasqua è il giorno della vita, la vita di Colui che messo a morte, per riscattarci dal peccato, come un agnello innocente, risorge, perchè è Signore della vita, come proclamiamo nel nostro Credo. Di questa esperienza e testimonianza, il Vangelo, ci presenta la donna, la peccatrice, convertita dall'amore di Cristo, che il giorno dopo il sabato, sale al Sepolcro per onorare il corpo del Suo Signore, ma non lo trova. Il sepolcro è aperto e vuoto. Non si scoraggia, va da Pietro e da Giovanni, e riferisce l'accaduto. Corrono insieme, ma Giovanni corre più veloce ed arriva per primo al Sepolcro ed attende Pietro, il quale entra, vede e crede. Soltanto ora capiscono quella parola del Maestro che diceva: "il terzo giorno risorgerò". Nulla era stato manomesso nel Sepolcro, ma Lui proprio non c'era più. Ora solamente possono testimoniare al mondo intero che Gesù era il Messia inviato per tutti, ora molti per mezzo loro conosceranno la verità della nuova vita in Dio.

 

Il significato della Pasqua è tracciato in sintesi dal gioioso prefazio della Messa: è il canto dell’umanità “all’Agnello che toglie i peccati del mondo”, che “morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”. Non sono parole vuote, se abbiamo passato questi giorni nell’accoglienza della parola di Dio, nella conversione che ha cambiato il nostro cuore, nell’esperienza del perdono dato e ricevuto. A giudizio esterno, non illuminato dalla fede e quindi superficiale, tutto sembrerebbe trascorrere come prima, come sempre. Non è così per il cristiano, il quale giudica secondo la valutazione di Dio e di Gesù. Portiamo ciascuno nel cuore e nell’esistenza la certezza: “Cristo, mia speranza, è risorto”. Se è così, allora cambia tutto.

1 Lettura: At. 10,34.37-43 – Pietro riassume la vicenda di Gesù: non una vicenda qualsiasi, ma l’esito fedele dell’annunzio dei profeti. Iniziata sotto il segno dello Spirito, svolta nell’esercizio della bontà e della potenza risanatrice e liberante, finita nella crocifissione, la vita di Gesù si è conclusa nella risurrezione. Così il Nazareno è costituito giudice universale. Adesso si tratta di aderire a lui con fede, poiché da lui proviene la remissione dei peccati. Tutti gli uomini sono coinvolti negli avvenimenti di Gesù che la celebrazione pasquale ha ripreso e proclamato solennemente, risentendo la testimonianza di Pietro e degli altri, che hanno vissuto il contatto terreno col Cristo e anche con il risorto. Non sono avvenimenti del passato, appartenenti alla storia o alla cronaca. La vita di Gesù, la sua esistenza, ci tocca ora per essere salvi.

2 Lettura: Col.3,1-4 – Per Paolo un cristiano è già un risuscitato con Cristo. E’ tale perché riceve lo Sp. Santo, che porta nel nostro cuore Cristo risorto da morte. Ma se questo è vero, il desiderio del cristiano aspira a Gesù, glorioso alla destra del Padre. Un vincolo reale che lo lega al Signore, lo nasconde in lui. Si direbbe che la vita cristiana ha due livelli: quello che si vede, e che non è il più vero e il più consistente; e quello che non si vede e che invece è il più autentico ed è costituito dalla sua relazione con Cristo.

2 Lettura a scelta – 1Cor. 5,6-8 – Il credente è una creatura tutta nuova: nessun legame, nessun lievito, deve implicarlo con la vita di prima. Il lievito significa la malizia, l’insincerità, la menzogna: in una parola, tutto quanto non costituisce la vita redenta, ma quella ancora che sta sotto la forma, il segno e la forza del peccato.

Vangelo – Gv. 20,1-9 – Davanti alle prove che Cristo è risorto, e nonostante la parola di Gesù che aveva preannunziato questo momento, gli apostoli fanno fatica a credere che egli sia risorto da morte. Per Maria di Magdala, l’hanno portato via. Pietro entra nel sepolcro e constata soltanto che non c’è più, nel discepolo che Gesù amava, subito si accende la certezza della fede: dinanzi a quei segni non si limita a vedere, lui crede. Sarà laboriosa a nascere e a imporsi a loro la fede nella risurrezione. Poi diventerà l’irresistibile convinzione, che darà senso a tutta la missione e a tutta la vita degli apostoli, testimoni del Risorto.

 

 

MESSA del Giorno

La festa pasquale è preceduta dalla Veglia, questa non è soltanto il ricordo o memoriale della risurrezione di Cristo, ma è segno del suo ritorno glorioso. La veglia esprime, nel suo iniziare di notte e finire all’alba, il simbolismo del passaggio dalle tenebre alla luce, cioè dalla notte al giorno. La celebrazione della veglia di divide in quattro parti: quella della parola, dell’acqua, dell’eucarestia e la nostra partecipazione viva al dono stesso del pane e del vino. Cristo nostra salvezza, nostra Pasqua.

Nella prima lettura della Messa l’apostolo Paolo ci ricorda che “Cristo risuscitato dai morti non muore più”. La testimonianza degli Apostoli è sprone nel nostro cammino “Abbiamo mangiato e bevuto con lui risorto”. L’annuncio di salvezza, che sulla bocca degli apostoli diventa “VANGELO”, ha per tema il Cristo divenuto giudice dei vivi e dei morti attraverso la sua glorificazione. Ancora ci ricorda che con il battesimo anche noi siamo morti al peccato per vivere la nuova vita e quindi partecipare alla Pasqua del Signore.

Il Vangelo ci presenta la premura delle donne che dopo il sabato salgono al sepolcro per ultimare la sepoltura del Signore, ma non trovano il suo corpo. Anzi un terremoto le spaventa, ma un angelo le rassicura affidando a loro un messaggio da portare agli apostoli. Poi le invita ad entrare per vedere il sepolcro vuoto, nel frattempo il Signore si manifesta e loro lo adorano.

Il significato della pasqua è tracciato in sintesi dal gioioso prefazio( annuncio) di questa messa: è il canto dell’umanità all’ “Agnello che ha tolto i peccati del mondo”, che “morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”. Non sono parole vuote, se abbiamo passato questi giorni nell’accoglienza della parola di Dio, nella conversione che ha cambiato il cuore, nell’esperienza del perdono. Con la risurrezione Dio Padre ha così manifestato che Gesù è stato veramente il suo inviato, che la morte di Gesù è stata una vera vittoria sulla morte stessa.

1 lettura: “Abbiamo mangiato e bevuto con lui risorto”. Pietro riassume le vicende di Gesù: l’esito fedele dell’annuncio dei profeti. Il Nazareno è costituito il Giudice universale. Adesso è importante aderire a lui con la fede, perché è lui he perdona i peccati. Tutti siamo coinvolti negli avvenimenti di Gesù che la celebrazione pasquale ha ripreso e riproclamato solennemente, risentendo la testimonianza di Pietro e degli altri, che hanno vissuto col Cristo terreno e col risorto.

2 lettura: “Cercate le cose di lassù”. Per Paolo un cristiano è uno già risuscitato con Cristo. Un cristiano è tale perché riceve lo Spirito Santo, che porta nel nostro cuore Cristo risorto da morte!. Ma se questo è vero, il desiderio del cristiano aspira a Gesù, glorioso alla destra del Padre. Un vincolo reale lo lega al Signore, lo nasconde in lui. La vita del cristiano può avere due livelli: quello che si vede e che non è il più vero e il più consistente; e quello che non si vede e he invece è il più autentico ed è costituito dalla sua relazione con Gesù Cristo.

Vangelo ( Gv. 20,1-9) – “Gesù doveva risorgere dai morti”. Davanti alle prove he Cristo è risorto dai morti e nonostante la parola stessa di Gesù che l’aveva preannunciata, gli apostoli fanno fatica a credere che egli è risorto da morte. Per Maria di Magdala l’hanno portato via. Se Pietro entra nel sepolcro e constata soltanto, nel discepolo che Gesù amava subito si accende la certezza della fede: dinanzi a quei segni non si limita a vedere, crede. Sarà laboriosa a nascere e a imporsi a loro la fede nella risurrezione. Poi diventerà l’irresistibile convinzione, che darà senso a tutta la missione e a tutta la loro vita, come apostoli, testimoni del Risorto.

Ogni domenica celebriamo la Pasqua del Signore, ma questa è la domenica più grande e la festa più importante dell’anno, perché è dominata in modo particolare dal gioioso annunzio che Cristo è risorto. Dio Padre ha così manifestato che Gesù è il suo vero inviato, e che la sua morte è stata di per sé una vera vittoria sul peccato e sulla stessa morte. La risurrezione rivela l’ultimo significato della morte di Cristo, e anche della nostra morte. Sentiamo la parola di Pietro nel Vangelo: “Gesù doveva risorgere dai morti”. La testimonianza di Pietro nella risurrezione occupa un posto privilegiato nella tradizione primitiva come abbiamo letto, e scopriamo anche che Giovanni l’evangelista diventa il modello di coloro che vedono e credono. La testimonianza degli apostoli ci è sprone nel nostro cammino “Abbiamo mangiato e bevuto con lui risorto” leggiamo nel libro degli Atti. L’annuncio di salvezza, che sulla bocca degli apostoli diventa “Vangelo”, ha per tema il Cristo divenuto giudice dei vivi e dei morti attraverso la sua glorificazione.

La seconda lettura (Cor. 5,6-8) è fondamentale: essa parla dei discepoli del Cristo come “pasta nuova”, la pasta fatta con le spighe nuove, senza lievito, usata per il pane azzimo con cui si mangiava l’agnello pasquale. Paolo ci dice che se Cristo è la nostra nuova Pasqua, il segno della nuova liberazione e della vera salvezza, noi dobbiamo unirci a lui. Unirci a lui come i pani azzimi erano uniti all’agnello nella cena pasquale ebraica. Dobbiamo saper amare fino in fondo, vincere con l’amore sia il peccato che la morte. Se saremo simili al Cristo nel sapere amare fino alla morte, saremo simili a lui anche nella gloria.

La seconda lettura (a scelta – Col. 3,1-4) Paolo ci invita, se risorti, a “cercare le cose di lassù, dove è Cristo”. Chi crede nel Risorto non può vivere che secondo le esigenze della salvezza ricevuta nel battesimo, che è una vita nascosta con Cristo in Dio.

 

 

At. 10,34.37-43/Sal.117/Col. 3,1-4 o 1 Cor. 5,6-8/Mc.16,1-8)

Nel Vangelo leggiamo la preoccupazione delle donne per la pietra davanti al sepolcro che impedisce di entrare, ma arrivate, si accorgono che la pietra è stata rimossa ed entrando incontrano un giovane he le rassicura della risurrezione e le manda dagli apostoli a portare il lieto annunzio, ma per la paura non dissero nulla a nessuno.

TRACCIA di RIFLESSIONE:

Certamente questa è la festa delle feste, la Domenica più importante dell'anno della vita cristiana, questo è il giorno della Luce e della Pace in cui l'uomo trova la gioia, tramite Cristo, di invocare il nome di Dio come Padre, perchè per mezzo suo siamo stati perdonati e accolti come figli. E' risorto ci dice oggi la liturgia, attraverso la testimonianza delle donne che, andate al sepolcro, lo hanno trovato vuoto e la testimonianza dei due discepoli, che entrando nel sepolcro lo vedono vuoto e credono. E' anche la testimonianza di tutti gli altri discepoli che lo hanno incontrato la sera di Pasqua nel Cenacolo. Celebrare la Pasqua significa che nulla di noi andrà perduto, e che mai nessuno potrà portarci via dall'amore di Dio. Nel libro degli Atti, troviamo la coraggiosa testimonianza di Pietro davanti a un pagano, nell'annuncio del grande valore della resurrezione. Paolo ai Colossesi ricorda che noi dobbiamo risuscitare con Cristo nell'accogliere la vita nuova che ci propone con la sua Resurrezione. In questa solennità pasquale troviamo tre diversi testi evangelici per la nostra riflessione, nel Vangelo di Gv. leggiamo che tra i discepoli, lui è stato tra i primi a credere alla resurrezione nel vedere la tomba vuota: "vide e credete". Nel Vangelo di Mt. troviamo la conferma che Cristo è risorto e precede i suoi in Galilea, sono queste infatti le parole dell'angelo. Nel Vangelo di Lc. i due discepoli che hanno camminato con Gesù verso Emmaus lo riconoscono soltanto nell'atto dello spezzare il pane.

 

 

 

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